Riferimenti a Praeneste nella letteratura classica

Plinio il Giovane (C. PLINI CAECILI SECUNDI EPISTOLARUM LIBRI IX)



Verso la fine della lettera VI del libro V delle Lettere ai Familiari di Plinio il Giovane si legge:

“habes causas, cur ego Tuscos meos Tusculanis, Tiburtinis Praenestinisque praeponam. nam super illa, quae rettuli, altius ibi otium et pinguius eoque securius: nulla necessitas togae, nemo accersitor ex proximo; placida omnia et quiescentia, quod ipsum salubritati regionis ut purius caelum, ut aer liquidior accedit.” (edizione Teubner a cura di M. Schuster)

(”Conosci ora la ragione perché io preferisca la mia villa di Toscana a quelle di Tuscolo, Tivoli e Preneste. Giacché oltre a tutte le ragioni sopraddette, la possibilità di riposo è più grande, più completa e senza noie; non necessita di mettersi la toga; nessun seccatore nelle vicinanze; tutto è calma e pace; vi contribuiscono la salubrità della regione, la serenità del cielo e l’aria più pura.”, traduzione di Luigi Rusca)

Una nota di Luciano Lenaz a questo passo asserisce: “Non si deve intendere che Plinio possedesse delle ville in tutte queste località, come alcuni hanno supposto. Sono (Trisoglio), come in Marziale, X 30, per indicare ville famose come quelle di Cicerone a Tuscolo, presso Frascati.



Aulo Gellio (NOCTES ATTICAE)



  • Nel capitolo III del libro XI delle Notti Attiche

 “Quando ab arbitriis negotiisque otium est et motandi corporis gratia aut spatiamur aut uectamur, quaerere nonnumquam aput memet ipsum soleo res eiusmodi paruas quidem minutasque et hominibus non bene eruditis aspernabiles, sed ad ueterum scripta penitus noscenda et ad scientiam linguae Latinae cumprimis necessarias: uelut est, quod forte nuper in Praenestino recessu uespertina ambulatione solus ambulans considerabam, qualis quantaque esset particularum quarundam in oratione latina uarietas.” (Edizione oxoniense a cura di P. K. Marshall)

 (”Quando gli affari e le attività giuridiche mi lasciano un po’ di riposo e per esercitare il corpo passeggio o cavalco, ho l’abitudine sovente di meditare fra di me su questioni che possono apparire di poco conto e insignificanti, e che la gente indotta disprezza, ma che sono invece indispensabili per conoscere a fondo gli scritti degli antichi e per lo studio della lingua latina. Così, ad esempio, recentemente, nel ritiro di Preneste, facendo da solo la passeggiata serale, andavo considerando quale e quanto ricca sia, nella lingua latina, la varietà delle particelle.” Traduzione di Luigi Rusca)


  •  Nel capitolo XIII del libro XVI delle Notti Attiche

 “Praenestinos autem refert maximo opere a Tiberio imperatore petisse orasseque, ut ex colonia in municipii statum redigerentur, idque illis Tiberium pro referenda gratia tribuisse, quod in eorum finibus sub ipso oppido ex capitali morbo reualuisset.” (Edizione oxoniense di P. K. Marshall)

 (”Egli [Adriano] riferisce anche che i Prenestini chiesero e implorarono con gran fervore dall’imperatore Tiberio che trasformasse da colonia in municipium la loro situazione, e che Tiberio accolse tale richiesta, perché nel loro territorio e nelle vicinanze della stessa città era guarito da una grave malattia.” Traduzione di Luigi Rusca)